Che cos’è
Per inquinamento elettromagnetico si intende la presenza di campi elettromagnetici di svariate origini che possono interferire con le apparecchiature elettriche ed elettroniche e con il corpo umano. A differenza dell’inquinamento atmosferico, l’inquinamento elettromagnetico non può essere direttamente percepito dall’uomo.
Qual è il riferimento normativo per la valutazione dei rischi da campi elettromagnetici
La valutazione dei rischi campi elettromagnetici negli ambienti lavorativi è indicata dalla normativa italiana in materia sicurezza sul lavoro che la inserisce nel complessivo piano valutazione rischi a cui ogni azienda deve adempiere per la salute dei lavoratori.
Le leggi sottese al rischio di inquinamento elettromagnetico sono:
- Titolo VIII del Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro D.lgs 81/08;
- Direttiva europea 2004/40/CE modificata nella 2008/46/CE, recepita in Italia dal Decreto Legislativo n. 257/07 “Disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo 19 novembre 2007, n. 257 di attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all’esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici)”.
È qui che il rischio elettromagnetico viene classificato come “rischio per la salute” inserito tra i rischi igienico sanitari ai quali potrebbe essere sottoposto un lavoratore. Un rischio che rientra nella classe “agenti fisici” nella sottoclasse “radiazioni non ionizzanti”. Categoria nella quale si annoverano anche le microonde, i raggi infrarossi, laser, raggi X, le radiofrequenze.
Come si valuta il rischio da inquinamento elettromagnetico
Per una corretta analisi dei fattori elettromagnetici che rischiano di inficiare salute e sicurezza dei lavoratori si deve procedere all’analisi di livello, spettro di frequenza, durata e tipo dell’esposizione alle onde elettromagnetiche; analisi di effetti diretti e indiretti sulla salute dei lavoratori; sorgenti multiple di emanazione.